Penney Peirce. Frequency
Di
questo libro, mi ha subito colpito la copertina. Ne sono rimasta affascinata. A
seguire il titolo: “Frequency”. Pensai subito che si riferisse alle frequenze
energetiche. E poi il sottotitolo: “Il potere delle vibrazioni personali”. Mi
sentivo potente solo a guardarlo.
Cercai
con lo sguardo una sedia libera, in quella libreria affollata, per capire
meglio i contenuti. Ma ero così curiosa che rimasi lì in piedi per diverso
tempo.
Cominciai a sfogliare il libro a caso e a leggere alcune pezzi, qua e là. Si parlava di frequenze, vibrazioni, sensazioni, intuito, sensibilità.
Penney Peirce raccontava di come aveva imparato a “sentire” le emozioni degli altri: familiari, clienti, amici. In quel momento un flash passò nella mia mente: il ricordo vivido di una serata passata con amici, qualche tempo prima. Mi rivenne in mente un’amica che raccontava i problemi di salute del padre e la sua angoscia dipinta sul viso. E io “sentivo” la sua angoscia. Non mi riferisco al fatto di comprendere lo stato d’animo dell’amica. È diverso. Io “sentivo” le stesse emozioni che provava la mia amica! Mi illuminai. Era successo altre volte e i ricordi si susseguirono in fila indiana. Acquistai il libro e mi fiondai sul mio divano. Ogni paragrafo lo rileggevo quattro o cinque volte. Volevo capire bene. Mi colpiva e mi affascinava leggere che viviamo in un mondo di frequenze energetiche, che la nostra sensibilità ci permette di percepire quell’energia e che noi stessi siamo un “campo energetico”. Una sorta di “radiolina” con un’antenna collocata nel cervello!
Cominciai a sfogliare il libro a caso e a leggere alcune pezzi, qua e là. Si parlava di frequenze, vibrazioni, sensazioni, intuito, sensibilità.
Penney Peirce raccontava di come aveva imparato a “sentire” le emozioni degli altri: familiari, clienti, amici. In quel momento un flash passò nella mia mente: il ricordo vivido di una serata passata con amici, qualche tempo prima. Mi rivenne in mente un’amica che raccontava i problemi di salute del padre e la sua angoscia dipinta sul viso. E io “sentivo” la sua angoscia. Non mi riferisco al fatto di comprendere lo stato d’animo dell’amica. È diverso. Io “sentivo” le stesse emozioni che provava la mia amica! Mi illuminai. Era successo altre volte e i ricordi si susseguirono in fila indiana. Acquistai il libro e mi fiondai sul mio divano. Ogni paragrafo lo rileggevo quattro o cinque volte. Volevo capire bene. Mi colpiva e mi affascinava leggere che viviamo in un mondo di frequenze energetiche, che la nostra sensibilità ci permette di percepire quell’energia e che noi stessi siamo un “campo energetico”. Una sorta di “radiolina” con un’antenna collocata nel cervello!
Penney
Peirce sostiene che siamo tutti ugualmente sensitivi, altrimenti non saremmo
vivi. Ma quali vantaggi si ottengono dall’uso della propria sensitività? Dal
proprio “sentire”? Tanti. Aumenta la capacità di intuire e si prendono buone
decisioni. Migliorano le capacità creative e innovative. Si lavora meglio con
gli altri e si percepiscono le “cattive intenzioni” altrui. E soprattutto si
vive più serenamente.
Quando ho iniziato questo processo, ho fatto fatica a mettere da parte l’eccessiva autocritica, il bisogno di controllo e di lotta, insieme alla necessità di sentire situazioni scomode. Poi, però, arriva il premio.
E
provo un senso di pace infinita.
E
mi sento a casa.
E
trovo la “frequenza di casa”.
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